Emanuela Borgatta Dunnett intervista Enrica Maravalle.

"Enrica Maravalle nasce a Roma dove si dedica a studi specialistici in storia dell’arte. Trasferitasi a Canelli, nell’astigiano, nel 1972, è al centro di un lungo percorso artistico che le ha consentito di partecipare a mostre monografiche e collettive, nonché di essere presente in numerose collezioni.
Molto attenta alla versatilità del colore sulla tela ed all’utilizzarlo per trasmettere sensazioni; la pittrice – nella sua lunga carriera – ha spaziato dal cubismo all’astrattismo, senza mai tralasciare un’attenzione meticolosa verso la figura.
La pennellata è gioiosa, profonda, volta al fantastico e ci invita all’approfondimento ed alla scoperta.
Il recente inserimento nel numero 57 del prestigioso Catalogo dell’Arte Moderna, edito da Mondadori e dedicato agli artisti italiani dal primo Novecento ad oggi, ci ha dato modo di approfondire la sua arte in questa lunga intervista.
Partirei col chiederle un breve excursus del suo percorso artistico? Quali ritiene siano stati i momenti cardine della sua carriera pittorica?
La mia nascita, dal punto di vista artistico, risale a quando avevo cinque anni, e, nella grande aula di pittura del liceo frequentato da mia sorella, iniziai a prendere lezioni di disegno. Senza esserne consapevole, quello fu, per me, un momento premonitore che avrebbe segnato tutta la mia vita futura. Ricordo ancora la grandissima emozione ed il grande orgoglio di presentarmi a casa con il primo piccolo dipinto che avevo realizzato con le mie mani: un paesaggio illuminato dalla luna.
Nella mia famiglia cosmopolita, formata da un insieme di culture e sensibilità differenti, provenienti anche dall’est e dal centro Europa, venni a contatto, fin da piccola, con diverse forme artistiche. Lo studio per molti anni del pianoforte, i concerti di musica classica, ai quali assistevo con mio padre, e il teatro, vissuto attraverso mio fratello Alberto, attore e regista teatrale, certamente hanno molto influenzato la mia visione pittorica arricchendo e permeando molte delle mie scelte coloristiche.
Il teatro, in effetti, è stato per me di grande insegnamento. Poter salire sul palcoscenico e seguire le storie fantastiche, entrare nella mente dei personaggi ed interagire con la finzione scenica, vivere tante vicende diverse, mi hanno dato la capacità di trasportare anche sulla tela una scenografia con figure che vivono per loro stesse, ma, soprattutto, per chi le guarda. In particolare, le mie figure femminili nascondono un mondo intimo, segreto e narrano una storia millenaria, fatta di soggezione, riscatto, di sacrificio, di speranza e di amore.
Fu quindi d’obbligo diplomarmi al liceo artistico a Roma, mia città di origine, dove conseguii l’abilitazione all’insegnamento del disegno, professione che ho esercitato per molti anni. Ho pure frequentato diversi corsi di specializzazione e le lezioni del pittore Arcangelo Leonardi, fondatore della rivista AL 2.
La mia prima esperienza di lavoro fu di insegnare al Buon Pastore, il carcere minorile di Roma. Qui, l’incontro con ragazze con esperienze di vita difficili, mi fece scoprire un mondo pieno di sfaccettature e di dolore. Credo che il rispetto e la paura di indagare in quei bei volti giovanili, ma già segnati, abbia fatto sì che, nella mia pittura iniziale, non rappresentassi mai realisticamente il volto umano ma l’abbia sempre delineato con forme essenziali e colori che descrivessero un insieme di stati d’animo.
In seguito, dopo alcuni anni di insegnamento a Roma, sono andata per amore a vivere in Piemonte, continuando la mia professione di insegnante. Bruno mi ha fatto conoscere questa regione ricca di bellezze naturali, di arte e di splendidi colori, che sono stati di ispirazione per tanti miei dipinti. Qui è dove sono nati i miei figli Graziella e Marco.
È stata anche per me una grande fortuna poter conoscere la città di Bruxelles dove vive da molti anni mio figlio Marco. Respirare l’arte e la bellezza di cui è permeata questa splendida città, patria del grande Magritte, è stato per me un grande privilegio. Non posso non parlare del colore, dello splendore e della luce dei suoi cieli, che hanno ispirato grandissimi pittori, i maestri fiamminghi come Rubens, Jan Van Eyck, Bruegel, Rembrandt, Vermeer. Essi perfezionarono la tecnica della pittura ad olio che, con sfumature, velature e passaggi di tono, crearono dipinti in uno spazio aperto con più punti di fuga, dove si intravedono paesaggi lontani, con fonti luminose che avvolgono le scene e rendono i loro dipinti unici al mondo.
Altri momenti molto importanti nella mia vita artistica sono stati la partecipazione a mostre collettive e l’allestimento di mostre personali, sia in Italia sia all’estero.
Dopo una partenza cubista, le tele si sono tinte di toni fauve ed espressionisti, fino a toccare l’astrattismo. Come si è evoluto il suo stile nel corso degli anni? Ci sono movimenti ed artisti che l’hanno particolarmente colpita o che hanno ‘segnato’ la sua personale ricerca stilistica?
Sono sempre stata attratta dalla pittura cubista che ha certamente influenzato i miei lavori iniziali, ma, nel tempo, pur non abbandonando il mio primo stile, le mie opere si sono arricchite di linguaggi diversi, come la metafisica, il simbolismo e, recentemente, l’astrattismo, attraverso il quale ho inteso esprimere movimento e musicalità.
Gli studi, i viaggi, gli incontri, hanno contribuito a formare la mia personalità. La mia pittura è nata dal desiderio di esprimermi, di raccontare tutte le immagini che nel corso degli anni si sono impresse nella mia mente. I miei dipinti parlano di mondi fantastici, paesaggi, interni, nature morte, personaggi femminili.
Il mio sguardo dall’interno si sposta sempre verso qualche cosa di esterno, di lontano, che promette una via di uscita, di speranza e di positività. Ad esempio, nel mio dipinto “Il cavallo di vetro”, ho voluto rappresentare un grande cavallo immerso in un paesaggio immaginario. Il cavallo è trasparente e permette di vedere l’orizzonte; io amo vedere al di là delle apparenze, senza chiusure, senza muri, senza costrizioni, che precludano una visione ampia e libera della vita.
Cerco, nei miei dipinti, di raccontare una storia, un mondo interiore, che vada oltre la mera rappresentazione e che susciti in chi guarda l’interesse di indagare e conoscere di più, scoprendo una dimensione diversa in cui cullarsi ed estraniarsi, superando momenti di malinconia e intravedendo una speranza, una apertura.
Sono particolarmente affascinata dal ricordo dei momenti più spensierati e gioiosi dei miei primi anni, vissuti insieme a chi ci ha molto amato e che ha segnato tutta la nostra vita. Uno dei lavori al quale sono più legata è infatti “Il paese dove sono stata felice”. Ognuno di noi conosce il paese dove è stato felice. È un sentimento dell’anima che custodiamo gelosamente nel nostro cuore e che nessuno ci potrà mai portare via. Non occorre riconoscere le cose o i luoghi. Esso è lì, vivo e intenso, impresso dentro di noi.
Gli artisti che ho particolarmente amato sono Piero della Francesca, con le sue atmosfere immobili, piene di significati interiori, De Chirico, per i suoi racconti onirici e misteriosi, Carlo Carrà per il silenzio e la ieraticità delle sue composizioni e, infine, Gauguin per lo splendore dei suoi colori, per il suo senso di libertà e per le sue scelte coraggiose.
Ad un certo punto della mia vita ho sentito dentro di me il desiderio di cimentarmi con la scrittura.
Le prime composizioni sono state delle poesie, alcune delle quali si trovano nella raccolta “Ostinata caparbietà” del 2007. Inoltre ho scritto dei brevi racconti, delle favole con protagonisti presi in prestito dai soggetti dei miei quadri, ed i commenti ai dipinti raffigurati sul catalogo della mia Mostra personale del 2019 “L’emozione dei Colori”.
Come si muove nella scelta dei colori? Quali tecniche preferisce utilizzare?
Ho usato spesso l’acquerello e la tempera, ma la tecnica che senz’altro preferisco è la pittura ad olio su tela, prevalentemente con colori forti e intensi, a volte puri, spesso in contrasto tra di loro ma sempre ricercando una grande armonia.
Cosa può dirci delle meravigliose figure, recenti protagoniste dei suoi lavori? Paiono celare grandi moti interiori…
Ogni volta che mi pongo davanti ad una tela penso al grande privilegio che ha l’artista di poter narrare una storia e dare libero sfogo alla fantasia ed alla creatività. Come per lo scrittore davanti alla pagina bianca; ad un certo punto le parole, il disegno, il colore, cominciano a riempire gli spazi e a librarsi in una danza meravigliosa, in un turbinio di colori. Una storia che prende forma e che può anche cambiare in corso d’opera. In quei momenti, dimentica di tutto, non mi accorgo del tempo che passa. È una sensazione meravigliosa; la libertà e la fantasia regnano sovrani.
Mi piace osservare i volti dei miei personaggi e svelare sensazioni nascoste, sentimenti, indagando, attraverso le linee e i colori di un volto, le mille sfaccettature che compongono l’animo umano.
Ho cercato di rappresentare con la forza del colore un mondo di emozioni, di desideri, di sentimenti nascosti. Il carattere, la tenacia, l’attesa di un evento, la sorpresa, la dolcezza, la poesia di uno sguardo ed infine il sogno.
Un mondo interiore e onirico, a volte surreale, a volte statico, a volte in movimento. Mi piace pensare che chi guarda i miei dipinti entri nella tela e, con la suggestione, riesca a percepire ed a disvelare il mondo segreto che c’è in ogni opera.
Posso chiederle a quali progetti futuri sta lavorando?
Ho allo studio un’opera che sarà esposta permanentemente all’interno di un percorso artistico in un borgo antico, per la quale sperimenterò una nuova tecnica decorativa.
Il mio interesse, inoltre, sarà rivolto ad approfondire alcuni argomenti che mi stanno più a cuore: l’universo femminile e il mondo legato al periodo dell’infanzia.
Continuerò ad esporre in mostre personali e collettive, per avere sempre un contatto diretto con i visitatori, senza tralasciare di curare, con grande attenzione, i social media che, negli ultimi anni, sono stati per me una grande scoperta.
Postare le immagini delle mie opere e i video in cui racconto il mio lavoro, la interazione con gli amici che mi seguono in tutto il mondo e il loro continuo apprezzamento, è per me motivo di grande arricchimento e di soddisfazione e forte spinta nel proseguire. Una mostra personale continua, contatto prezioso e irrinunciabile."
Pubblicato il 13 gennaio 2022 sul sito "Manu Writes and Reviews"di Emanuela Borgatta Dunnett
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